non c'è paragone, le polaroid hanno tutta un altra magia, anche se sbagliate, anche se non sono perfette, anche se è una giornata no loro riescono a migliorare tutto.
Il mondo si rivela per pochi istanti ancora un posto felice e persino romantico. é da tanto che non lavoro con le istantanee e mi manca, ma so anche che per fare un buon lavoro devo ragionarci prima, non posso "sprecarle". non posso fare le foto in un ora e via. Si vede la differenza tra il " servizio" in analogico e digitale fatto lo stesso giorno e sugli stessi soggetti vero?
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anni fa ho cominciato ad utilizzare la gelatina fotosensibile, usato principalemente durante gli anni dell'accademia per aiutare una mia amica, Sara Bertossi che doveva stampare dei visi su calchi in gesso di altri visi...ammetto che il lavoro è stato impegnativo già a quel tempo, anche perchè era la prima volta che usavamo questo materiale e per di più su superfici tridimensionali- mi domando dove siano finiti quei lavori...nel 2008 ho ricomprato la gelatina e l'ho spalmata su tutte le superfici che capitavano sotto mano, fogli, stoffa, legno, anche i sassi del tagliamento. poi ho provato a stampare sulla corteccia. sono esperimenti che continuo a sviluppare.ma il tutto mi sa di antico...
il mio bisogno di fare ricerche all'aperto, di osservare, di vivere a contatto continuo con la natura, perdermi tra gli alberi e pensare come lavorare assieme a loro mi ha portato a questo lavor, pensato per molto tempo e che tutt'ora continuo a sviluppare, quasi fosse l'unica via.
lavoro eseguito in camera oscura e sul divano. carta, ago e filo di lana. lana da calza per l'esattezza. la stessa lana che usavo da piccola per crearmi una treccia lunghissima e finta. la stessa lana che usavo per circondare un albero, che io chiamavo papà albero, che abracciavo quando venico colta da quella bella sensazione che si prova solo nell'infanzia, e che ti fa credere che quello che ti inventi per giocare sia la realtà del momento. |
Author TERESA'S MOTHER, Archives
Dicembre 2016
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